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Welwitschia mirabilis


Il genere Welwitschia include questa sola specie, conosciuta in tutto il mondo per il suo aspetto bizzarro e la peculiare biologia. Tassonomicamente parlando, appartengono al gruppo (ormai obsoleto) delle Gimnosperme, che le rende quindi in qualche modo parenti del Gingko (divisone Gingkophyta), delle Cycadales (divisione Cycadophyta) e delle conifere (divisione Pinophyta). Attualmente risiede nella divisione Gnetophyta, insieme ai generi Gnetum ed Ephedra. Essa vive nella fascia costiera di Namibia e Angola, in zone dove la piovosità può variare dai 10 ai 250mm annui a seconda della località. Le radici sono fittonanti ed estremamente profonde. Le foglie sono solo due, adagiate al suolo e lunghe fino a 5m, nastriformi, tendenti a deperire e sfilacciarsi nella porzione apicale e in continua rigenerazione nella porzione basale. Il tronco ha un ampio diametro ma è estremamente corto. La pianta è dioica, con infiorescenze simili a pigne ed impollinate da insetti. Vista la presenza di un tronco e tessuti legnosi, per quanto non possa sembrare, essa è considerabile un albero. Gli esemplari di questa specie sono estremamente longevi, con alcune piante datate 2000-2500 anni.
In coltivazione è una pianta relativamente semplice una volta capite le giuste esigenze. Necessita di vasi molto ampi per lo sviluppo delle radici, tuttavia, al contrario di quanto si dice, potrebbe non essere obbligatorio usare vasi stretti e profondissimi (come ad esempio dei tubi adattati allo scopo). Le annaffiature non devono essere scarse, specialmente nei primissimi anni di vita. Esposizione in pieno sole o leggermente schermato. Per quanto riguarda la tolleranza al freddo, possono superare tranquillamente brevi e leggere gelate, tuttavia a -4°C ho perso una pianta su quattro e avuto danni sulle altre.